LETIZIA DIMARTINO | Gli abbandoni, Archilibri
dialogano Carmelo Arezzo e Roberta Corradin
Da bambina mi raccontavo una storia se avevo paura. Adesso pure. In maniera diversa. Senza il mormorio del pensiero e delle labbra. Senza il buio del corridoio. Senza disegni di mostri alati. Senza preghiere e madonne col serpente. Senza abbandoni improvvisi. Senza le mani di mia madre. Una storia ancora e per tutte le paure che ci inseguono. In questo oggi triste.
Ci coricavamo presto e lasciavamo la notte con gli abbandoni e tutto ciò che non esiste. Bisognava che qualcuno ci baciasse nel silenzio, questo bisognava…
Dimenticare – voce del verbo – parola bellissima. Sfiora la perfezione, l’universalità. Ma è triste. Porta pianto nella gola in fondo al petto negli occhi rivoltati.
Ho conosciuto gli abbandoni improvvisi, la comprensione incompresa, la vicinanza breve e intensa, le parole necessarie, il dolore. Lui, il dolore. Più di tutto. (L.D.)